Analisi sul terrorismo: chi, come e perché

– Quando comincia la spirale della violenza e, soprattutto, come nasce il fenomeno del terrorismo in Italia; qual’era il contesto sociale in cui le formazi...
Data:

10/03/2015

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  • Comunicato stampa

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EMPOLI – Quando comincia la spirale della violenza e, soprattutto, come nasce il fenomeno del terrorismo in Italia; qual’era il contesto sociale in cui le formazioni terroristiche reclutavano i loro aderenti; cos’era la “strategia della tensione”; può essere considerata finita l’emergenza terrorismo? A queste e ad altre domande si è cercato di rispondere questa mattina, martedì 10 marzo, grazie all’incontro sul terrorismo in Italia intitolato “Terrorismo: delirio dell’utopia”, rivolto principalmente agli studenti degli istituti superiori dell’Empolese-Valdelsa. Il cinema La Perla di Empoli era gremito da quasi 500 giovani di tutte le scuole: presenti classi di liceo ‘Il Pontormo’, istituti Fermi-Da Vinci, Ferraris-Brunelleschi, Calasanzio, Santissima Annunziata, Enriques di Castelfiorentino.

E’ stata l’occasione di un momento formativo anche per decine di agenti di polizia di stato. Il Silp Cgil, insieme ad Avviso Pubblico e a Comune di Empoli, ha organizzato l’evento in occasione dei quarant’anni dall’uccisione delle guardie di Pubblica Sicurezza, il brigadiere Leonardo Falco e l’appuntato Giovanni Ceravolo, avvenuta a Empoli il 24 Gennaio 1975 per mano del terrorista Mario Tuti.

Presenti Alessandro Crini, sostituto procuratore generale della procura generale di Firenze; Monica Galfrè, ricercatrice e professoressa di Storia dell'Italia repubblicana al Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo dell'Università degli Studi di Firenze; Marco Boschi, criminologo, docente di Criminologia del terrorismo all'Università degli Studi di Firenze, perito del Tribunale penale di Firenze in Criminologia del terrorismo, Sociologia della devianza e Criminal profiling. Ha aperto i lavori l’assessore Eleonora Caponi, con speciale delega alla memoria, che ha passato la parola a Roberto Bagnoli, presidente del Consiglio comunale di Empoli; a Filippo Torrigiani, delegato di Avviso Pubblico e consigliere comunale del PD; e poi ad Alessandro Borgherini, consigliere comunale ‘Ora si cambia’.

Grazie alle domande di Danilo di Stefano, sostituto commissario della Polizia di Stato, membro della Segreteria Silp CGIL di Empoli, è iniziato un lungo viaggio storico, sociologico, culturale negli anni che vanno dal 1969 al 1984, fino ad arrivare ai fatti terroristici degli anni ’90 e 2000 con accenni anche a ciò che sta accadendo in Medio Oriente con l’Isis.

L’assessore Caponi ha ringraziato gli insegnanti e i dirigenti scolastici per aver dato l’opportunità agli studenti di partecipare così numerosi a un momento di approfondimento su un argomento così delicato: «Il terrorismo sconvolse Empoli nel 1974, la nostra città, da tutti considerata capitale morale in Toscana dell’antifascismo si confrontò con un evento inaspettato che creo davvero paura. Spero – ha detto Caponi ai ragazzi – che possiate ricostruire un pezzo di storia con questa conferenza così da avere strumenti per decidere anche sul vostro futuro». Il presidente del consiglio comunale Bagnoli ha sottolineato l’importanza di coinvolgere i giovani. Il consigliere Torrigiani ha evidenziato come queste iniziative non abbiano colore politico, ma ci sia l’interesse trasversale di tenere alta la guardia e attive le menti su questi temi. Da parte del consigliere Borgherini è arrivata la riflessione su come il terrorismo, in ogni sua forma non possa essere giustificato e giustificabile.

La professoressa Galfré ha spiegato come la violenza di quegli anni abbia spiegazioni politiche, culturali, sociali ed economiche. «Il fenomeno armato degli anni ’70 – ha detto – coincide con la fine dell’età dell’oro, dopo che in Italia negli anni ’60 ci fu il boom economico. Nel ‘73 la crisi petrolifera ruppe il quadro politico, in contesto bloccato, col PCI più forte di tutto Europa in Italia a cui si precludeva il governo del Paese per motivi internazionali. Nel 69 la strage di piazza Fontana ebbe origine da una strategia legata alla ‘guerra fredda’. Il terrorismo nasceva attorno a città con una conflittualità sociale forte anche nelle fabbriche come Genova, Torino e Milano.

Il salto di qualità ci fu nel 74’, quando dalla violenza di destra che colpiva il collettivo, si passa alla violenza di sinistra. Lo scandalo del Watergate mette in difficoltà gli Usa che vedono finire la loro egemonia, crollano le esperienze fasciste nel Mediterraneo e c’è l’ultima strage ‘nera’ in piazza della Loggia. Si arriva al primo importante rapimento, quello di Mario Sossi. Il terrorismo inizia a cercare dei personaggi per colpire un sistema. Nel ‘76 le elezioni politiche vedono la sconfitta dell’estrema sinistra e la recrudescenza della violenza di sinistra.

Dal ‘77 all’82 si contano il 90% dei fatti di terrorismo, nel 78’ abbiamo il rapimento di Moro che è il vero e proprio inizio delle Brigate Rosse, poi fra ‘82 e ‘84 il fenomeno si esaurirà. Le BR non saranno più seguite, ma comunque si creeranno oltre 100 sigle vicine, simili o facenti riferimento al terrorismo di sinistra» Alessandro Crini ha spiegato come anche Giovanni Falcone «avvicinò il terrorismo stragista di destra alla Mafia, nel senso che ci sono delle sintonie, un uso simili degli strumenti come la strategia della tensione». Marco Boschi ha fotografato l’aspetto sociologico: «In una parte giovanile della popolazione, fra i 25 e i 30 anni il terrorismo attecchì, c’era l’idea che la lotta armata fosse uno dei pochissimi modi, se non l’unico modo per cambiare le cose. Per quello di destra c’era la paura che il Paese avesse una deriva a sinistra, dall’altra parte aleggiava il timore di un nuovo tentativo di un regime di destra, quindi c’era l’esigenza che il proletariato si facesse sentire». Il dibattito e gli approfondimenti sono proseguiti a lungo, anche dopo l’uscita degli studenti, intorno alle 12, con domande e interventi degli agenti di polizia presente per il corso di aggiornamento.

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