La magia del 'Premio letterario Pozzale-Luigi Russo' ad 'ApritiChiostro'

Sabato, 6 luglio 2013 ESTATE 2013. Martedì 9 luglio 2013 alle 21.30 EMPOLI – Ermanno Rea e Luciano Canfora sono i vincitori ex aequo della sessantunesima e...
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06/07/2013

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COMUNICATO STAMPA

Sabato, 6 luglio 2013

 

EMPOLI ESTATE 2013. Martedì 9 luglio 2013 alle 21.30

 

EMPOLI – Ermanno Rea e Luciano Canfora sono i vincitori ex aequo della sessantunesima edizione del Premio Letterario Pozzale-Luigi Russo 2013. La cerimonia del prestigioso premio che rappresenta la storia della cultura della città di Empoli, e “profuma come il pane appena sfornato”- Luigi Russo - si svolgerà martedì 9 luglio 2013 alle 21.30, nel Chiostro degli Agostiniani nell’ambito del cartellone delle iniziative estive di ‘ApritiChiostro’.

 

Ermanno Rea ha vinto con “1960. Io Reporter” (Milano, Feltrinelli, 2013) e Luciano Canfora con “Spie, URSS, antifascismo: Gramsci 1926 – 1937” (Roma, Edizioni Salerno 2012). La sessantunesima edizione del Premio Letterario Pozzale- Luigi Russo, è rivolta ad opere di narrativa, saggistica o poesia, edite nel periodo dal 15 aprile 2012 al 15 aprile 2013, ed è importante che, come prevede l’articolo 1 dello Statuto “affrontino, in una delle sue molteplici e infinite forme, la questione della diversità, e che richiamino il senso comune al rispetto della complessità dei fenomeni culturali, dei linguaggi, dei comportamenti”. Una sfida difficile ed un compito nuovo per il Premio che si propone come strumento di educazione alla lettura, in quanto veicolo di tolleranza. Il Premio consiste in una somma di denaro di 7mila cinquecento euro da ripartire tra i due vincitori.

 

La giuria del Premio formata da: Adriano Prosperi, presidente; Roberto Barzanti, Remo Bodei, Laura Desideri, Giuliano Campioni, Giacomo Magrini, Cristina Nesi, Marco Revelli, Biancamaria Scarcia, Gustavo Zagrebelsky, e Giuseppe Faso, segretario.

 

Il Premio è nato nel 1948, per volontà di alcuni contadini ed operai della frazione del Pozzale, a Empoli, sulla scia dell’esperienza maturata durante la Resistenza, per auspicare e produrre un incontro e una collaborazione tra intellettuali e lavoratori. Un gesto denso di significati, dove si sceglie di far passare la ricostruzione, o meglio la costruzione del Paese, dopo la seconda guerra mondiale, dalla cultura.

 

La particolarità della sua genesi, lo sviluppo della sua storia, la qualità delle persone premiate in questi anni, concorrono a farne uno dei Premi letterari più stimati in Italia. In caso di pioggia, la premiazione si svolgerà all’interno del Cenacolo. Per informazioni, consultare il sito web www.premiopozzale.it.

 

SCHEDE DEI VINCITORI:

 

ERMANNO REA: Ermanno Rea, giornalista e scrittore, è stato vincitore del Premio Viareggio nel 1996 con Mistero napoletano, del Premio Campiello nel 1999 con Fuochi fiammanti a un'hora di notte e del Premio Brancati nel 2011 per La fabbrica dell’obbedienza, mentre nel 2008 è stato finalista al Premio Strega con l’opera Napoli ferrovia. La sua scrittura, da sempre immersa nella realtà sociale e politica come dimostra anche il romanzo La dismissione sullo smantellamento dell’Ilva a Bagnoli (fonte di ispirazione per il film di Gianni Amelio La stella che non c’è) e L’ultima lezione del 1992 sulla scomparsa dell’economista Federico Caffè, accompagna anche quest’ultimo libro 1960. Io reporter, nel quale si racconta lo stato d' animo e le scelte difficili di molti intellettuali comunisti dopo le proteste e il disinganno che dilaniarono il partito all’indomani dell' invasione sovietica dell' Ungheria nel 1956. Rea lascerà il giornale e la macchina da scrivere per dedicarsi solo alla fotografia. Sono anni indelebili nella storia collettiva, anni che riemergono dalle foto pubblicate da Rea su “IL Mondo” di Mario Pannunzio, sul “Manchester Guardian” (poi “Guardian”), sui settimanali tedeschi “Stern” e “Kristal,” su “L’Illustrazione italiana” e oggi raccolte nel volume Feltrinelli. Sono scatti presi soprattutto dal Mezzogiorno d’Italia, come l’Alta Irpinia della quotidiana fatica di vivere contadina, ma catturati anche in giro per il mondo dalla Spagna, dall’Irlanda alla Germania Orientale, dalla Turchia al Nepal, dal Giappone all’India. «I fatti di Budapest ebbero ripercussioni sconvolgenti sulla mia e sulla vita di molti – racconta –. Dissi a me stesso di non voler lavorare più nel giornale del partito, ma non avevo alcuna intenzione di andare a scrivere per quei giornali che allora venivano chiamati “borghesi”. Scelsi la via radicale e, a mio modo più rigorosa, di abbandonare la parola scritta per la fotografia. Divenni una specie di contestatore ante litteram, un giramondo a caccia di immagini».

 

LUCIANO CANFORA: “E’ docente di Filologia classica all’Università di Bari. Dirige la rivista “Quaderni di storia” (dal 1975) e numerose collane specialistiche per vari editori. Collabora al Corriere della Sera, alla rivista di alta divulgazione geopolitica Limes; è membro della Fondazione Istituto Gramsci e del comitato scientifico dell'Enciclopedia Italiana Treccani, e autore di libri di carattere storico e anche di taglio divulgativo, tra cui “La biblioteca scomparsa” (Sellerio 1986) , “La democrazia. Storia di un'ideologia” (Laterza 2004). “Spie, IRSS, antifascismo: Gramsci 1926 – 1937”: a è più inedito dell'edito: neanche l'opera di Gramsci si è sottratta a questa specie di "legge'. Cosi ad esempio è ingenuo immaginare che, nella acuminata sua riflessione carceraria incentrata su genesi sviluppo ed efficacia del fascismo, Gramsci abbia relegato ai margini il macroscopico fenomeno della marcia trionfale del nazionalsocialismo tedesco. Questo libro mostra appunto quanto infondata sia, e provinciale, una tale veduta. Via via che la crisi del modello liberale si viene rivelando nella sua dimensione non più solo italiana e la torsione autoritaria dell'URSS si compie, le note gramsciane ruotano sempre più, direttamente o indirettamente, intorno all'irriconoscibile volto del "mondo grande e terribile". Diversamente che per le "anime belle", però, per lui tutto l'"umano", dal tradimento al doppiogiochismo, allo spionaggio, alla politica di potenza, fa parte del terribile gioco. Lo sapeva sin dal principio e ha giocato la sua partita nelle condizioni più sfavorevoli. L'intreccio dei documenti,come il lettore vedrà, rischiara aspetti centrali della sua vicenda: dall'arresto, agli effetti devastanti della "famigerata lettera" di Grieco, al silenzio degli ultimi anni di vita

 

UN PO’ DI STORIA DEL PREMIO POZZALE

 

Il Premio nasce nel 1948 per volontà della sezione del Partito Comunista Italiano di Pozzale (frazione di Empoli) nell'ambito della festa della stampa comunista. E' un premio che guarda indietro, alla Resistenza, per andare avanti, verso la ricostruzione, auspicando l’incontro tra intellettuali e lavoratori. Il Premio ha un suo comitato organizzatore, di cui fa parte, fin dal 1948 il Sindaco di Empoli, e una giuria composta da esimi intellettuali - da Romano Bilenchi a Cesare Luporini, da Silvio Guarnieri a Cesare Garboli, da Sibilla Aleramo a Maria Luisa Boccia a Remo Bodei. Luigi Russo è chiamato a far parte della giuria nel 1952 e, dopo la sua morte, per l’affetto e la partecipazione che il critico aveva dimostrato verso il premio e la sua gente, il concorso viene chiamato Pozzale-Luigi Russo.

 

Le prime edizioni del Premio sono dedicate a racconti inediti, a cui si aggiunge, nel 1950 e nel 1951, un testo teatrale (per il 1951 viene individuato anche un tema: La lotta in difesa della pace). Dal 1957 al 1968 il Premio è riservato a un’opera prima di saggistica o di narrativa.Nel 1952 il Comune dà un contributo di L. 50.000. Negli anni seguenti i rapporti con l’Amministrazione comunale crescono finché nel 1961 il Premio si trasferisce nel capoluogo e il Comune ne assume il patrocinio. Nel 1963 viene inscritto nel bilancio comunale un apposito capitolo per il Premio Pozzale

 

Nei primi anni si cercano, con i racconti inediti, scrittori nuovi, voci provenienti dal cambiamento che attraversa l’Italia del dopoguerra. E spesso la guerra e le sue conseguenze sono al centro degli scritti.Tra le opere prime premiate dal 1957 al 1968 troviamo nomi importanti del panorama culturale del dopoguerra: Laura Conti, Piergiorgio Bellocchio, Franco Della Peruta.Nel 1967 il Premio non viene assegnato e dal 1969 al 1971 si interrompe, risentendo della crisi cui vanno soggetti i premi e i concorsi, anche culturali, in quegli anni.Rinasce nel 1972, dopo un ampio dibattito interno al comitato organizzatore e alla giuria, soprattutto per l’entusiastica volontà di Silvio Guarnieri. Si premiano opere di saggistica e narrativa e dal 1978 anche di poesia. Non si premiano dunque nuovi scrittori o studiosi, l’attenzione è più ampia. Garin, Agosti, Revelli, Sanvitale, Tabucchi, Ginzburg, Grisoni sono alcuni degli scrittori già riconosciuti dalla critica e dal pubblico, o sul punto di diventarlo, tra i premiati dal 1982 al 1990. Sono di questi anni due regolamenti che tentano di dare al premio una fisionomia e funzioni specifiche, per farne una vera e propria struttura culturale.

 

Le manifestazioni collaterali si ampliano e arricchiscono. Con la ripresa del Premio riprendono i convegni che toccano argomenti quali la narrativa e la poesia contemporanea, il ruolo della donna nella letteratura. Con gli anni ‘80 si succedono manifestazioni sempre più varie e slegate dalla natura letteraria del premio che affrontano temi apparentemente spuri come la comicità teatrale e cinematografica, il ruolo dei cantautori, con l’intento di tentare nuove strade e raggiungere nuovi pubblici. Alla fine degli anni ‘80 il Premio propone momenti di riflessione su intellettuali dello spessore di Vittorini e Pasolini, ma soprattutto riflette sulla sua crisi e sulla necessità di ritrovare e adattare al mondo attuale la spinta civile da cui era nato. E’ così che dopo un dibattito tra l’assessorato alla cultura, il comitato organizzatore, associazioni e cittadini nel 1991 si arriva alla formulazione di un nuovo statuto che identifica nella “diversità” la caratteristica del Premio Pozzale: diversità del Pozzale dagli altri premi letterari, ma anche “diversità sociale” come corrispondente dell’istanza di trasformazione pacifica e democratica della realtà che è all’origine del Premio.Dal 1991 è abolita la distinzione tra letteratura e saggistica e il Pozzale “premia ogni anno uno o più libri che affrontino, in una delle sue molteplici e infinite forme, la questione della diversità e che richiamino il senso comune al rispetto della complessità dei fenomeni culturali, dei linguaggi, dei comportamenti” (art. 1 dello Statuto).

 

STORIA DELLA GIURIA

Da Romano Bilenchi e Sibilla Aleramo a Cesare Luporini, da Silvio Guarnieri a Cesare Garboli. Luigi Russo è chiamato a far parte della giuria nel 1952 e dopo la sua morte, per l’affetto e la partecipazione che il critico aveva dimostrato verso il Premio e la sua gente, viene chiamato “Premio Pozzale-Luigi Russo”.

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Ultimo aggiornamento: 19/03/2024 09:48

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