Descrizione
EMPOLI – Approvata all’unanimità dal consiglio comunale, nella seduta dello corso 30 giugno, la convenzione per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità tra Comune di Empoli, il Tribunale di Firenze e l’ufficio di esecuzione penale esterna (UEPE). In base a questo accordo l’amministrazione comunale potrà utilizzare nei propri servizi persone indagate e imputate per i quali il giudice decide la sospensione del processo, con "messa alla prova" in lavori di pubblica utilità, una possibilità introdotta dalla legge 67 del maggio 2014 per i reati meno gravi. Si applica infatti se il reato è punito con la sola pena pecuniaria o con pena detentiva non superiore a quattro anni (sola, congiunta o alternativa alla pena pecuniaria).
La messa alla prova offre agli imputati e agli indagati per i reati meno gravi la possibilità di evitare il processo e di mantenere la fedina penale pulita. In cambio devono accettare una serie di impegni, legati al risarcimento del danno e al lavoro di pubblica utilità, ovviamente non retribuito. La messa alla prova da un lato è un'occasione di recupero per chi ha sbagliato una sola volta, dall'altro contribuisce a ridurre il contenzioso penale, permettendo ai giudici di concentrarsi sui delitti che creano più allarme.
Leattività da svolgersi all’interno del Comune possono essere attuabili in questi ambiti: tutela del patrimonio ambientale e culturale, manutenzione di aree di verde pubblico, eventuale tutela e manutenzione del patrimonio comunale, attività da svolgersi nel settore dei lavori pubblici e in altri settori del Comune, ma anche assistenza e supporto alle funzioni educative museali e bibliotecarie,supporto a specifici progetti di natura socio-culturale. In ogni caso il numero massimo di persone ammesse al lavoro di pubblica utilità che il Comune è disponibile a ricevere presso di sé non può superare il numero delle presenze contemporanee di 4 persone.
«Crediamo che gli enti locali possano contribuire positivamente a mettere in pratica lo spirito della legge impiegando gli imputati e gli indagati per i reati meno gravi in attività amministrative ed esecutive di vario genere e in affiancamento al personale del Comune. La legge – spiega l’assessore alle politiche sociali Lucia Mostardini – introduce questo nuovo istituto della messa alla prova con l'obiettivo di favorire il reinserimento, decongestionando il processo penale per reati circoscritti e di lieve entità e allarme sociale».