Descrizione
COMUNICATO STAMPA
GIovedì 10 maggio 2012
EDUCAZIONE DEGLI ADULTI
EMPOLI. Sabato 12 maggio 2012, alle ore 15.30, con la visita guidata al Barco reale sul Montalbano, si conclude il progetto "Noi e il nostro ambiente" finanziato dalla Regione Toscana e da 10 comuni dell’Empolese Valdelsa. Il progetto è rivolto all'educazione non formale degli adulti ed è curato dalle associazioni Cultura Ambiente di Montelupo e Montalbano Domani di Vinci.
Quella di sabato 12 maggio sarà una passeggiata naturalistica di circa 6 chilometri con tratti di media difficoltà. Durante la passeggiata guide qualificate divulgheranno concetti quali l’osservazione del paesaggio attraverso la percezione emotiva e la divulgazione del patrimonio eco-naturale del Montalbano. Il ritrovo è per le ore 15.30 al piazzale Peter Dent (presso la casa natale di Leonardo da Vinci), ad Anchiano di Vinci. Per informazioni chiamare i numeri di telefon 339 1902449 o 331 1170558.
Il Progetto finanziato dalla Regione Toscana e gestito dal Comune di Empoli come Ente capofila dei Comuni dell’Empolese-Valdelsa ha visto anche la collaborazione degli istituti scolastici della zona. (dp)
Il Barco reale o Barco reale mediceo era una riserva di caccia istituita ufficialmente dal granduca Ferdinando II de' Medici il 17 maggio 1626, nell'area del Montalbano. La realizzazione del Barco reale fu dettata dalla necessità di disporre di un'area che salvaguardasse la selvaggina e che fosse sempre disponibile per le battute di caccia organizzate dai Medici. La tenuta si estendeva per più di 4.000 ettari, localizzati sul crinale del Montalbano, ed aveva come punto di riferimento la villa medicea di Artimino. Il Barco trova infatti il suo presupposto nella realizzazione della villa di Artimino su progetto di Buontalenti, come centro delle attività venatorie che saranno la passione di molti tra i sovrani di casa Medici. Il Barco racchiudeva, in grande misura, territori boscati che ospitavano un vasto numero di uccelli, lepri, cinghiali, cervi, daini bianchi e perfino orsi. Custodivano la zona guardie chiamate “birri” e pene severe erano previste per chi si intrufolava al suo interno per cacciare di frodo. Anche boschi e arbusti erano rigidamente protetti: il barco era diviso in dieci zone e in ciascuna di esse, ogni dieci anni, si operava il taglio del bosco per vendere la legna.
Nel 1716 il granduca Cosimo III stabilì una serie di norme molto restrittive per la produzione dei vini all'interno della bandita. Fu il primo esempio di “Denominazione di origine controllata che la storia ricordi, anticipando addirittura di un secolo l' Appellation d'origine contrôlée francese. Ad oggi questo vino esiste ancora (fa parte della famiglia dei Carmignano ed è appunto denominato Barco Reale).Con il passare del tempo e la fine della dinastia Medici, il commercio del legname e le battute di caccia subirono un forte declino. Per il Barco cominciò un periodo di decadenza culminato nel 1772, quando il granduca Pietro Leopoldo di Lorena decise la sbandita, la destituzione della riserva e la destinazione dell'area a nuovi utilizzi.
Il Barco era circondato da un alto muro per la lunghezza di circa 50 km. Oggi ne restano una trentina, in diverso stato di conservazione, ma è comunque possibile ricostruirne l'intero percorso. Ogni strada che interrompesse il muro era chiusa con cancelli. La recinzione, nata per custodire la selvaggina e separare le aree agricole circostanti, necessitava di un imponente servizio di sorveglianza a tutte le sue porte, e di misure molto rigide per impedire il bracconaggio. Alcune punti di accesso sono ancora visibili, mentre i cancelli originali sono andati tutti perduti. Anche i numerosi corsi d’acqua erano interrotti da cancellate per impedire agli animali di uscire dalla riserva.
Il termine barco (o bargo) viene probabilmente dal latino parricum ed indica un terreno recintato.