Descrizione
Nel Chiostro di Sant’Andrea, l’artista Marco Bagnoli presenta L’albero rovesciato (Della Luce innata), una delle sue iconiche mongolfiere. La prima mongolfiera realizzata è del 1989 e fu esposta alla Fortezza da Basso a Firenze sempre nel 1989 con questo titolo: L’anello mancante alla catena che non c’è, 1989. Questa struttura simbolicamente richiama l’idea del volo come via spirituale: non una fuga, ma un processo di trasmutazione, in cui l’elemento aria si separa, si rarefà, diventa potenzialità invisibile, intensità interiore.
Bagnoli stesso afferma che la mongolfiera nasce “nell’interstizio tra l’alchimia degli elementi […] È l’esplicitazione […] in cui ci solleviamo da terra e nel sollevamento la perdiamo.”
Il titolo, L’albero rovesciato, allude a un’inversione di prospettiva: non più lo sguardo rivolto al cielo per contemplare le forme celestialmente disposte, ma lo sguardo rivolto alla terra come cielo, dove ritrovare nella materia una luce inaspettata – la Luce innata.
Il processo che Bagnoli attiva conduce lungo un sentiero intimo, di disvelamento e risveglio, fino al ritrovamento del nucleo originario, e della luce intima e interiore. Lo spettatore è chiamato a partecipare a questo processo.
Le opere di Bagnoli, comprese le ‘mongolfiere’, sono soglie: non oggetti chiusi o semplici manifestazioni estetiche, ma punti di transizione verso una dimensione più profonda. “La mongolfiera è allora una sorta di autoritratto spirituale in cui il corpo si svuota della materia, assume consistenza eterea, disancorata da terra, svincolata dal superfluo” – affermò il curatore Sergio Risaliti in occasione dell’installazione AttoRitratto. Opera Scenica alla Stazione Leopolda di Firenze (2014). La materia fisica dell’opera perde così la sua centralità: la verticalità si alleggerisce, si trasforma; l’opera diventa corpo spirituale che cerca distanza dal peso.
Le ‘mongolfiere’ di Bagnoli dialogano con lo spazio, la luce e la percezione del corpo e del respiro di chi guarda. Non sono oggetti estetici, ma varchi che invitano al dubbio e al meraviglioso, che mettono in discussione i confini del reale e del visibile. Il ribaltamento di prospettiva si manifesta in alto, nella punta a goccia specchiante; in basso, nel vaso che, fin dall’origine, contiene tutte le storie e tutti i canti. Ombre e luci, suoni e gesti – elementi costitutivi delle opere di Marco Bagnoli – proiettano nello spazio e nel tempo presente le premesse di una dimensione più sottile e vasta, amplificando la relazione tra materia e spirito.
Le mongolfiere diventano così archetipi del viaggio interiore: leggere come nuvole, ma sospese sul vuoto, sull’aria – il loro doppio invisibile.
Marco Bagnoli (Empoli, 1949)
La pratica artistica di Marco Bagnoli, attivo dalla prima metà degli anni Settanta, si sviluppa attraverso disegno, pittura, scultura e installazione ambientale e sonora. La sua ricerca fonde elementi estetici e scientifici, combinando teorie del colore, visione, iconologia e saperi antichi in un linguaggio contemporaneo e stratificato. L’opera diventa così spazio di riflessione e conoscenza, dove convivono razionalità e intuizione. Bagnoli indaga lo spazio e il tempo come esperienze fluide, dando forma a una poetica complessa e visionaria. Le sue installazioni, le sue opere, invitano a percorsi di pensiero ramificati e profondi, offrendo un’esperienza immersiva che induce lo spettatore non solo a fermarsi e guardare, ma a oltrepassare, a varcare una soglia.
L’artista ha esposto in numerose istituzioni di rilievo, sia in Italia che all’estero, con importanti mostre personali che ne hanno consolidato il ruolo nel panorama dell’arte contemporanea, tra cui alla Biennale di Venezia (1982, 1986, 1997), a documenta di Kassel (1982, 1992) e al Sonsbeek di Arnhem (1986); alle sue personali presso prestigiose istituzioni artistiche e architettoniche quali De Appel, Amsterdam (1980 e 1984), Centre d’Art Contemporain Genève (1985), Musée Saint-Pierre Art contemporain, Lyon (1987), Magasin, Centre National d’Art Contemporain, Grenoble (1991), Castello di Rivoli (1992), Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (1995), IVAM, Centre del Carme, Valencia (2000), Mart, Rovereto (2002), České Muzeum Výtvarných Umění, Praha (2009), Civico Planetario Ulrico Hoepli, Milano (2011), Madre, Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli (2015), Museo del Novecento, Milano (2022), Chini Museo, Borgo San Lorenzo (2023), National Gallery Chifte Amam, Skopje, la Certosa di San Giacomo, Capri, e la Reggia di Caserta (2024), ai suoi passaggi in grandi musei, dalla Galleria Nazionale d’Ar-te Moderna di Roma, al Centre Georges Pompidou di Parigi, e il National Art Museum of China, Pechino. Nel 1981 occupa con una grande installazione la Villa Medicea La Ferdinanda di Artimino, e da lì in poi inizia una serie di interventi in architetture di grande rilevanza storica e spirituale, come, a Firenze, la Cappella Pazzi (1984), la Sala Ottagonale della Fortezza da Basso (1989), l’Abbazia di San Miniato al Monte (1992, 1994, 2012, 2018/2019, 2020), il Forte di Belvedere (2003, 2017), il Giardino di Boboli (2013), la Stazione Leopolda (2014). È presente con le sue mostre in prestigiose gallerie italiane, Galleria Giorgio Persano, Torino, (1990, 1991, 1996, 2001, 2006, 2024), Galleria Christian Stein, Milano, (2011, 2017, 2022).