Descrizione
Proseguendo, al civico 29, i particolari e le stravaganze di un mondo di mirabilia raccontano e punteggiano un paesaggio di una natura morta, popolato di oggetti tra i più disparati e fantasiosi, pregni di memoria e di visioni. Le installazioni e le fotografie di Chiara Bettazzi sono un salto nella tradizione della pittura fiamminga di natura morta. Si potrebbero citare, altresì, le wunderkammer, le prime strutture museali, gallerie e raccolte di mirabilia e rarità, statue e gemme preziose, animali impagliati e pietre, dipinti e strumenti scientifici, in cui sboccia la sorpresa e in cui si accende lo sguardo curioso dell’osservatore.
La stessa meraviglia, lo stesso stupore suscitano i piccoli fori tracciati sulla vetrina che permettono di puntare lo sguardo all’interno delle immagini in miniatura create dall’artista. Anche Chiara Bettazzi interviene all’esterno, sulla strada, dove ha creato un tappeto di ventagli aperti che si lasciano cullare dal vento. Accessorio senza tempo, il ventaglio simboleggia eleganza e raffinatezza, spesso legato alla nobiltà e ai rituali sociali, ma è anche segno di mistero e seduzione, usato per celare sguardi o emozioni e per rappresentare il linguaggio segreto dell’amore. Elemento iconico, lo troviamo spesso rappresentato nelle nature morte dell’artista che con la sua arte interpreta e rinnova codici e simboli da sempre ritratti nella storia dell’arte. Quale simbolo anche di leggerezza, trasparenza e movimento, il ventaglio rappresenta concettualmente la riflessione che l’artista apre sull’identità, pur mantenendo, nel contempo, il suo simbolico valore di auspicio di buona fortuna. Il suo colore bianco, nella ricca installazione di Via Lavagnini, invita alla purezza, alla bellezza ma anche al bianco di una pagina, di una tela.
Chiara Bettazzi (Prato, 1977)
Chiara Bettazzi vive e lavora a Prato. La sua ricerca indaga una duplice dimensione: da un lato lo spazio e i luoghi e dall’altra una poetica dell’oggetto quotidiano, che si sviluppa tra accumulo e scarto. Nel 2015 crea un osservatorio sul recupero dell’archeologia industriale del territorio che prende il nome di Tuscan Art Industry, collaborando con storici dell’architettura, biologi ambientali, artisti, curatori e varie figure professionali.
Le sue fotografie e le sue installazioni riflettono sull’ idea della trasformazione e si sviluppano a stretto contatto con il paesaggio industriale e urbano. Spesso i suoi lavori hanno un carattere site-specific, instaurando un dialogo molto forte con lo spazio e la luce naturale dei luoghi. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra cui: La Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea di Roma, Casa Masaccio Centro per L’arte contemporanea, La Collezione Farnesina, Il Museo di Santa Maria della Scala, Castello di Ama e Villa Rospigliosi. Tra le principali mostre ricordiamo: The rose That grew from concrete (2025) Museo San’Orsola Firenze; Panneggi (2025) Lottozero, Prato; Colorescenze, Centro Pecci, Prato (2024); Recap, Z2o Project, Roma (2024); TheTilt of Time, IED, Firenze (2023); Reverse, Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2023); Standby.Installation View, Museo Galileo e Murate Art District, Firenze (2023); Soggiorno, Villa Rospigliosi, Prato (2023); Rampa di Lancio, Peccioli, (2021), Surplace, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2022), A tutti gli effetti, Villa Romana, Firenze, (2020), Cabinet, progetto per Castello di Ama, Gaiole in Chianti, Siena (2019), Il Mondoinfine: vivere tra le rovine, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2018).