Descrizione
Al civico 36 di via della Noce, Marcela Castañeda Florian torna a calcare il solco dell’essere al mondo in quanto individui sociali oltre che individuali. Il lavoro di Castañeda Florian racconta di storie e visioni che diventano veri frammenti di memoria e dispositivi identitari. Attraverso la riflessione su ciò che siamo, riveliamo o nascondiamo, l’artista ci invita a considerare in modo consapevole la nostra missione di protagonisti e co-autori del presente e del futuro, in un cammino che lascerà sempre le tracce di ciò che è stato.
Una denuncia, un monito e anche una speranza che vede l’uomo acceso nel suo essere intimo e profondo, in comunione con le comunità di tutto il mondo e parte attiva di un tutto connesso. In via della Noce, attraverso i fori che aprono lo spazio oltre il velo nero che oscura la vetrina, l’artista ci pone di fronte all’aforisma “Com’è dentro, è fuori”, che come un’eco luminosa, accende le memorie sopite. Un monito di antica saggezza, ripreso, nel nostro secolo, anche da Tiziano Terzani, che suggerisce quanto la nostra realtà esteriore rifletta la nostra interiorità, implicando che la vera ricerca di qualcosa debba partire da sé stessi, poiché ciò che cerchiamo all'esterno lo troviamo già in noi. L'aforisma invita a guardarsi dentro per trovare quelle qualità e quelle verità che poi si "vedranno" nella realtà circostante.
All’esterno, a terra, si legge Noi siamo, dipinto in bianco sull’asfalto, un vero e proprio statement attraversabile dai passanti. La frase vuole ricordarci la nostra identità in quanto Esseri Umani, e la nostra responsabilità in quanto siamo protagonisti del nostro destino, della nostra vita, in connessione con gli altri. Quel noi infatti ci accomuna e ci lega gli uni agli altri. Siamo i veri protagonisti e autori della storia che si scrive e si scriverà, siamo esseri umani e nel contempo terra, natura, animali, vita.
L’opera di Marcela Casteñeda Florian continua all’esterno anche in alto, sulle nostre teste dove, tra le lampadine luminose, troveremo una sequenza di frasi, tratte dal manifesto che l’artista ha titolato Noi Siamo, (2019 – oggi), una narrazione progressiva che l’artista offre alla lettura collettiva. Tra i teli del Manifesto, un leggero suono accompagna il passo del visitatore. Si tratta di un suono naturale, generato da piccoli sonagli al vento realizzati in bambù, l’Arundo donax, una pianta che cresce spontaneamente in Italia, resistente e capace di rigenerarsi costantemente, che vuole essere simbolo di resilienza e urgenza.
Marcela Casteñeda Florian (Bogotà, 1992)
Vive e lavora a Firenze. É maestra in arti plastiche (Università Jorge Tadeo Lozano), ha studiato architettura per poi iscriversi a Nuovi Linguaggi Espressivi - Decorazione (Accademia di Belle Arti di Firenze). Nella sua arte riflette sul ruolo di casa e abitare nello sviluppo dell'essere umano, esplora il legame tra corpo e dimora dal punto di vista antropologico e archeologico, pone attenzione ai legami e relazioni tra lo spazio e il suo essere artista e donna. Si definisce come un territorio organico in continua evoluzione, apprendimento, risonanza e trasformazione: visione che permea le sue opere, dove l'abitare diventa un’estensione del corpo.
Alcuni dei lavori più recenti: Lo studio al 900- “IMPALESTRA”- Museo Novecento (2025), l'abbraccio del Serpente - “Sinestesie” progetto RIVA - Galleria delle Carrozze (2024), Kosmo - Festival Spacciamo Culture Interdette, San Salvi, La Casa Addosso (2024), Atlas Edge Campolmina (2024). Marcela inaugura inoltre il programma di studi d’artista organizzato da Toast Project Space presso Manifattura Tabacchi, Firenze (luglio - ottobre 2024.