Via Spartaco Lavagnini

Boule de neige, a Empoli Nasce un nuovo itinerario di arte pubblica e rigenerazione urbana
Data:

04/11/2025

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Descrizione

Via Spartaco Lavagnini diventa il fulcro di una trasformazione all’insegna dell’arte e della cultura. Quattro artisti approdano a Empoli portando il loro bagaglio culturale e poetico e propongono quattro interventi per alcuni spazi commerciali di Via Spartaco Lavagnini.

Passeggiando lungo la via, tra le vetrine illuminate dei negozi ancora attivi, emergono alcune vetrine, oscurate con una pellicola nera, che lascano scoprire il loro interno solo attraverso piccoli buchi e aperture che invitano lo spettatore a “guardare oltre”. L’intento è quello di attivare curiosità, meraviglia, stupore, come avviene quando si guarda una boule de neige, quell’oggetto in vetro che crea un microcosmo poetico in cui la neve finta cade lentamente su un paesaggio immobile, di sogno e di reminiscenza. Allo stesso modo, sbirciare da un piccolo foro per scoprire un’opera nascosta trasforma il gesto dell’osservazione in un atto quasi magico, privato e misterioso, dove la realtà esterna si dissolve e lo spettatore entra in un tempo sospeso. Entrambi gli oggetti – la sfera e la vetrina oscurata – ci costringono a rallentare, a focalizzare, a penetrare con lo sguardo uno spazio separato, protetto, insolito.

In questo senso, le vetrine si trasformano in dispositivi di visione, strumenti che trasformano la realtà quotidiana in esperienza poetica, rivelando il potere dell’arte di custodire e insieme liberare senso e meraviglia. Un microcosmo poetico, chiuso nel, o dietro al, vetro, che parla all’anima. Allo stesso tempo succede qualcosa di differente: l’osservatore, costretto a guardare attraverso un foro, non ha accesso pieno all'immagine, ma solo a un frammento, a un ritaglio dell’opera, per via dell’utilizzo della pellicola nera che copre l’intera superficie e nega la visione diretta dell’oggetto. La pellicola nera diventa così un velo tra noi e il significato dell’opera, un ostacolo che non solo limita la piena comprensione, ma trasforma la percezione, obbligando lo spettatore a un atto attivo e critico, a una visione che è sempre meditazione, scarto e distanza da qualcosa che c’è, accade, è accaduto e non si può modificare.

Questa modalità di visione fa emergere la consapevolezza che la verità non è mai tutta visibile e lo sguardo deve naturalmente confrontarsi con i concetti e le condizioni di limite, di incompiuto, di sfuggevole. E proprio là, in questo atto di ricerca tra ombra e rivelazione, si attiva il potere trasformativo e rigenerativo dell’arte.

Procedendo da una vetrina all’altra, lungo il tragitto dell’arte, un tappeto di luci colorate, come stelle infuocate o come di un luogo addobbato a festa, accompagna la nostra passeggiata. Tra le luci colorate sopra di noi, scopriamo ancora qualche gesto, una proliferazione di oggetti e immagini lasciate dagli artisti, che, salpando dalla terra ferma e lasciandosi alle spalle lo spazio della vetrina, hanno azzardato muovere qualche passo per raggiungere lo spazio esterno e trovarsi sospesi, fluttuanti tra il cielo e la terra. Lo spazio aereo sopra le nostre teste ci invita ad alzare lo sguardo per un nuovo e diverso incontro con la meraviglia e lo stupore. Il tappeto decorato con piccoli oggetti, gocce riflettenti, ventagli, pupazzi colorati, strisce di carta e manifesti, sonagli e una miriade di luci ci ricorda la fantasmagoria delle feste di paese e del natale, così come dell’albero della cuccagna, degli addobbi casalinghi. Tra gli oggetti che pendono dall’alto appaiono però anche delle frasi che attivano riflessioni sul nostro stare al mondo e assieme agli altri, sui valori condivisi e sugli imperativi morali che sono alla base delle nostre società democratiche.  

Ultimo aggiornamento

Ultimo aggiornamento: 14/11/2025 09:19

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