COMUNICATO STAMPA
Empoli, 22 maggio 2002
L'impegno per i diritti delle popolazioni indigene nella testimonianza del premio Nobel
Il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù
Tum ha raccontato per oltre un'ora il suo impegno dalla parte degli indios
e il lavoro per la difesa dei diritti civili in tutto il mondo:
<Dobbiamo recuperare una visione del futuro, avere chiaro quello che
c'è da fare per domani, se vogliamo ridare una speranza al mondo.
Ognuno deve avere una visione globale della vita altrui, altrimenti non
riuscirà a risolvere neppure il proprio problema. Lottare al fianco
dei popoli indigeni significa lottare per tutti. Cultura, ricchezza, vita
naturale possono convivere: questo è un principio della nostra
gente. Questi dieci anni di impegno mi hanno permesso di visitare molte
comunità indigene in tutto il mondo. Sono rimasta colpita dalla
loro capacità di resistenza. Ho viaggiato moltissimo, ho visto
la fame, l'emarginazione, la voglia dei giovani di avere una opportunità.
C'è bisogno di equilibrio e di uguaglianza nel mondo, altrimenti
andremo incontro ad un destino di distruzione. Il mondo oggi violenta
la libera autodeterminazione dei popoli indigeni, dobbiamo difenderla
con forza. Conosco i dati della tragedia mondiale dell'umanità:
su sei miliardi di persone, la metà vive con un dollaro al giorno;
in Kenia, sono disponibili 4 litri d'acqua al giorno per ogni persona,
a Parigi 250, a New York 300; ci sono 25 guerre in atto nel mondo, di
queste solo 4 hanno una dimensione internazionale. Le guerre colpiscono
sempre di più i civili: nel tempo, siamo passati da un civile morto
ogni 10 soldati a 8 civili per ogni soldato.
<Se la globalizzazione consisterà solo nel mercato, sarà
destinata a distruggere il mondo. Anche la politica da sola è destinata
a fallire. La globalizzazione dovrà avere un volto sociale. Lo
sviluppo sostenibile non deve essere solo un discorso, la cooperazione
internazionale deve essere svolta con la partecipazione delle comunità
locali.
<Abbiamo programmi ambiziosi. La Fondazione Rigoberta Menchù
sta preparando un'agenda mondiale di incontri per arrivare ad un codice
di etica per un millennio di pace. Il prossimo anno, partirà l'Università
Maya, cha raccoglierà sulla "ruta de Maya" tutte le nostre
comunità, dal Messico all'Honduras, da San Salvador al Guatemala
fino al Nicaragua. Ci siamo dati un altro compito molto difficile: la
lotta all'impunità. Siamo al lavoro per restituire una identità
e una storia a ciascuna delle 250 mila vittime - 50 mila delle quali sono
desaparecidos - del genocidio che è stato perpetrato in Guatemala:
restituire la dignità alla singola esistenza delle vittime, risalire
all'identità e stabilire le responsabilità di chi si è
reso responsabile di quelle morti, questo è il nostro impegno.
Ci vorranno vent'anni, ma lo porteremo a termine>.
Il testo integrale della testimonianza di Rigoberta Menchù sarà disponibile sulla Rete Civica, il sito Internet del Comune di Empoli: www.comune.empoli.fi.it