IL SINDACO DI DURA: <VI RACCONTO L'OCCUPAZIONE DELLA NOSTRA CITT&Agrave;>

COMUNICATO STAMPA

Empoli, 22 aprile 2002

La testimonianza della delegazione palestinese, questa mattina a Empoli

Il Sindaco di Dura, Mohammed Abu Atwan, ha raccontato, nel corso della conferenza stampa, l'occupazione della città da parte dell'esercito israeliano. <Oggi è il tredicesimo giorno da quando l'esercito israeliano è entrato in città. Nonostante non abbia incontrato resistenza, è presente con 50 carri armati, 4 caccia, 5 bulldozer. Ha attacco via cielo e via terra, sono state uccise sei persone, tra le quali due sono stati colpiti mentre stavano uscendo dalla moschea e sono morti dissanguati perché ci è stato impedito di portargli soccorso.

<Non abbiamo visto in faccia neppure un soldato. Solo carri armati e mezzi blindati. Il nostro è un esempio molto modesto di quello che sta accadendo in Cisgiordania. E' indispensabile fermare subito il massacro. Non ci è consentito di portare i feriti in ospedale, non ci è consentito di seppellire i morti. Neppure quelli deceduti per cause naturali: quattro persone decedute in questi giorni non sono state ancora seppellite.

<L'esercito israeliano ha fatto saltare in aria otto case, ne ha danneggiate decine. Da cinque giorni siamo senza energia elettrica, non ci è consentito riparare le reti danneggiate. Le nostre infrastrutture sono state tutte distrutte. Quello che accade negli ospedali, quello che viene fatto ai medici, agli infermieri è un altro aspetto di questa tragedia.

<Fino all'ultimo, non siamo stati certi della possibilità di partire per l'Italia. Uscire dalla città è stato quasi un miracolo: per raggiungere Hebron c'è voluta un'ora e mezza, di solito impieghiamo cinque minuti. Non abbiamo potuto portare niente con noi, ma l'importante era arrivare qui, per ringraziare le autorità locali che ci stanno aiutando e per raccontare quello che sta accadendo. Vogliamo ascoltare i vostri suggerimenti per arrivare ad una soluzione di pace. Siamo disposti a sederci ad un tavolo di pace, ma è necessaria una mediazione tra le parti. Quello che non possiamo accettare è una resa che cancelli la dignità del nostro popolo>.