Lidia Ravera a Empoli, tra letteratura e Social Forum

COMUNICATO STAMPA

Empoli, 8 novembre 2002

"Autori e lettori agli Agostiniani". Ieri, il primo incontro della nuova stagione

Un pubblico numeroso e partecipe ha accolto ieri in biblioteca Lidia Ravera, che attraverso il suo ultimo libro, "La festa è finita", ha parlato di sé, della scrittura, del ruolo dell'intellettuale nella società di oggi. L'appuntamento è stato organizzato dalla Biblioteca comunale "Renato Fucini" nell'ambito del ciclo di incontri "Autori e lettori agli Agostiniani" in collaborazione con l'Associazione culturale - Scuola di scrittura "Griselda" di Certaldo.

"La festa è finita" racconta la storia di un conflitto tra due uomini, un tempo impegnati dallo stesso lato della barricata, nel Sessantotto, per cambiare il mondo; uno dei due ha fatto carriera, diventando professore d'orchestra, l'altro è stato cacciato dalla Fiat Mirafiori, ed è stato messo alle corde dalla società. Si ritrovano dopo oltre vent'anni, quando la festa è finita, e l'operaio chiede il conto di quei sogni e di quelle utopie all'uomo di successo, che si limita a schermirsi, dicendo "Eravamo ragazzi".

La presentazione del libro ha dato modo all'autrice romana di ripercorrere tutto l'arco della sua esperienza di scrittura, avviata venticinque anni fa con il fortunatissimo "Porci con le ali", in dividuando un filo rosso che ha legato e mantenuto unito il suo impegno intellettuale: quello della gioventù intesa non tanto come condizione anagrafica, quanto come condizione dello spirito. Essere giovani per la Ravera significa non accettare il mondo così com'è, ma puntare a trasformarlo, dare spazio nel pensiero e nella pratica a un'utopia, ad un "non-essere" che può contaminare e modificare la realtà di tutti i giorni.

Per la scrittrice, appartenente alla generazione del Sessantotto, narrare storie ha voluto sempre dire restituire al pensiero attivo un ruolo primario. E infatti i suoi libri sono sempre percorsi da conflitti generazionali, che non si limitano a mettere di fronte genitori e figli (come nel bel romanzo autobiografico "In quale nascondiglio del cuore"), ma soprattutto mettono davanti allo specchio ognuno di noi, diventato adulto, obbligandoci a riflettere su quanti sogni abbiamo chiuso nel cassetto, quante speranze abbiamo messo a tacere, quanti compromessi abbiamo accettato, per vivere e sopravvivere. "Un libro deve riuscire a mettere in crisi chi lo legge, a superare gli stereotipi, i luoghi comuni. Leggere è già molto. Scrivere può salvare una vita. A me l'ha salvata", ha spiegato la scrittrice.

Nell'incontro, anche grazie alle sollecitazioni del pubblico, Lidia Ravera ha avuto modo di mettere a confronto la sua generazione con quella dei giovani di oggi, che in questi giorni partecipano al Social Forum: giovani che fanno sperare che la festa non sia ancora finita, che ci sia ancora spazio per cambiare la realtà, e renderla più equa e umana. "Il Social Forum di Firenze è bellissimo - ha detto -. Sembra un Campus a cielo aperto. Questi ragazzi hanno voglia di ascoltare, capire e agire".

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