25 Aprile, il sindaco Brenda Barnini: «Sono ancora tanti i motivi per scegliere di difendere i diritti e la libertà delle persone»

Festa della Liberazione dal nazifascismo in Piazza XXIV Luglio, a Santa Maria e a Fontanella. La commemorazione si è svolta in forma ridotta, senza presenza di pubblico, ma con le istituzioni, le forze dell’ordine e le associazioni locali

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EMPOLI – La comunità di Empoli si è riunita per il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo.

L’amministrazione comunale ha celebrato il 76° anniversario con tutti gli onori, ma in forma ridotta.
Come dalle disposizioni anticovid non era prevista la presenza di pubblico. Presenti solo istituzioni, forze dell’ordine e associazioni.  

Il sindaco di Empoli Brenda Barnini ha posato la corona di allora in memoria dei caduti in piazza XXIV Luglio in centro, in piazza del Convento a Santa Maria al monumento dedicato ai partigiani Rina Chiarini e Remo Scappini, e quindi al Cippo Ricordo lungo la via Senese Romana a Fontanella.

Alla messa officiata nella Chiesa della Madonna del Pozzo dal proposto Don Guido Engels e in Piazza XXIV Luglio erano presenti carabinieri, polizia, guardia di finanza, polizia stradale, polizia municipale, vigili del fuoco, Croce Rossa, Misericordia, Pubblica Assistenza, Aned, Anpi, SPi Cgil, associazione carabinieri.

Presente anche il presidente del Consiglio Comunale, con delega alla cultura della memoria, Alessio Mantellassi, e una rappresentanza di tutti i gruppi consiliari presenti in assemblea. 

Il ‘silenzio’ suonato dalla tromba del Maestro Giuseppe Alberti ha avviato la cerimonia dove il 24 luglio 1944 furono fucilati dai nazifascisti 29 civili empolesi.

Poi sono seguiti anche l’Inno di Mameli e Bella Ciao cantata.

L’intervento del sindaco Brenda Barnini: BRENDA BARNINI, sindaco di Empoli –

«Il 25 aprile è per il nostro paese un giorno di festa, forse il più bello dei giorni di festa. È una festa di tutti, è una data che segna in maniera eterna un prima e un dopo nella storia d’Italia. Appartiene alla storia del nostro paese prima ancora che alla memoria di ciascuno di noi.

“Cittadini lavoratori, sciopero generale contro l'occupazione tedesca contro la guerra fascista per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine come a Genova e a Torino ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”, queste sono le parole di Sandro Pertini con cui in quel 25 Aprile fu proclamato lo sciopero generale e furono chiamati i cittadini a ribellarsi, a farsi partigiani ed è per questo che il 25 aprile è anche e soprattutto la festa dei partigiani e della Resistenza in Italia. Non è il giorno in cui finì la guerra: non lo fu nel nostro territorio, mancavano ancora molti mesi, ma pensate quanta concreta speranza anche laddove la guerra non finiva il 25 aprile, poteva portare con sé questa data ed è per questo che è festa nazionale ed è storia del nostro paese. La storia non si può in nessun modo né cambiare nè riscrivere a distanza di 76 anni: dovrebbe essere semplicemente assodata per tutti. Eppure il nostro paese è un paese che vive ancora con grande conflitto quella che dovrebbe essere una storia di tutti e cerca in tante occasioni di trasformare quella storia in una memoria di parte.

La nostra città questo non può farlo, non potrà mai farlo perché di quella storia è stata profondamente protagonista. Noi celebriamo la festa del 25 aprile in questa Piazza, Piazza XXIV Luglio, perché in questa Piazza si è consumato uno degli episodi più efferati, più gravi, più violenti della lunga storia di Resistenza e di opposizione al nazifascismo dei nostri concittadini. In questa Piazza torniamo ogni 24 luglio per ricordare i nostri 29 empolesi che furono uccisi per rappresaglia e però festeggiamo il 25 aprile perché quella data è la data in cui anche quel sacrificio ha trovato in qualche modo un riscatto.

Il riscatto più importante di chi, consapevole d'aver lasciato sul campo gli affetti, la famiglia, ha contribuito ad un risultato straordinario che quello di aver consegnato al nostro paese, come diceva anche don Guido prima, una libertà che dura da 76 anni. Eppure se quella libertà e se quella storia non avesse dato luogo subito dopo alla scrittura di regole condivise nella Costituzione, probabilmente in questi lunghi 76 anni tante volte avremmo dovuto tornare a combattere e a rimettere in chiaro quelli che erano i principi, i capisaldi della nostra democrazia. Quindi noi siamo tanto grati a chi ha combattuto, a chi ha innocentemente sacrificato la propria vita nella deportazione, siamo grati ai partigiani, siamo grati a chi partì volontario da queste città qualche mese dopo, per andare a liberarne alte, ma siamo altrettanto grati a chi eletto all’interno dell’Assemblea Costituente, mise nero su bianco, una volta per tutte, quelle che dovevano essere le regole della nostra democrazia. Questa è la storia del nostro paese e la nostra città ha poi avuto una grande fortuna, non solo di avere protagonisti di quella storia, ma di avere protagonisti che per tutto il resto della loro vita si sono fatti testimoni di quella storia e hanno continuato a raccontarcela, a farcela vivere come se ognuno di noi l’avesse vissuta.

Ebbene, negli ultimi mesi, negli ultimi anni, abbiamo dovuto salutare molti di questi testimoni. Questo ci pesa in maniera incredibile, ci pesa perché da un lato sappiamo che quelle voci che ancora sentiamo forti nella nostra testa, penso a quelle di Dario Del Sordo, a quella di Carboncini, a quella di Silvano Sarti, a quella di Ugo Morchi, a quella di Sauro Cappelli, a quella di Rolando Fontanelli, quelle voci noi le sentiamo come se fossero ancora qui, accanto come lo erano fino a pochi anni fa.

Ci pesa non poterle più ascoltare direttamente e forse ci pesa anche un po' la consapevolezza che oggi quello che ci loro raccontavano, che l'avevano fatto per noi e che saremmo stati noi a dover raccogliere quel testimone, quel tempo è arrivato, è arrivato tutto insieme e quindi ci impone di vivere questi momenti con ancora più intensità, con ancora più consapevolezza e con ancora più il senso del dovere. Di dover e trasmettere alle nuove generazioni quella che la storia della nostra città, della nostra comunità, del nostro paese e di ribadire, a distanza di così tanti anni, che senza la scelta coraggiosa e all'epoca totalmente controtendenza di chi decise di schierarsi anzitempo contro il fascismo, noi non saremmo qui oggi. E la storia del nostro paese sarebbe stata semplicemente diversa da quella che abbiamo vissuto in questi 76 anni e quindi ciò che diventa storia è in un determinato momento il presente la vita delle persone. La scelta che fanno quelle persone che vivono in quel determinato momento.

Ecco perché è così importante che quei valori siano stati scritti, siano stati trasformati in diritti a disposizione di tutti. I diritti sono esigibili, non è qualcosa che qualcuno si concede ma è qualcosa che puoi richiedere. Ecco perché accanto a quei diritti i nostri padri e le nostre madri costituenti hanno scritto dei doveri perché la libertà è fatta di regole da rispettare e perché ha dei diritti si associano necessariamente dei doveri come cittadini ed ecco perché tutto ciò che facciamo da tanti anni anche nel nostro Comune attraverso l'azione e le iniziative dell'amministrazione comunale, ne cito una su tutte: il progetto Investire in Democrazia.

Un’iniziativa importante perché riesce, anno dopo anno, generazione dopo generazione, a rinnovare quel patto di diritti e di doveri che fa salva la libertà di ciascuno, perché rispetta i diritti e doveri dell'altro. Purtroppo in questa vicenda che ormai da più di un anno attraversa il nostro paese, in realtà tutto il nostro mondo, abbiamo dovuto rinunciare anche a tanti di quegli appuntamenti che erano parte fondante di quel progetto come di altri: andare nelle scuole, parlare con i bambini, è ancora più pesante sapere che proprio in questa circostanza, non avremo più quei testimoni e quelle voci da poter portare nelle scuole e ai nostri bambini. 

Ecco perché abbiamo voluto regalare e sarà il 2 giugno consegnato a tutte le nostre classi quinte, un libricino ma che mette assieme i principi fondamentali della nostra Costituzione perché comunque non vogliamo rinunciare a quel dovere che ci sentiamo di dover assolvere e a quella responsabilità di costruire, giorno dopo giorno, anno dopo anno la rete delle regole che ci tiene assieme. Di questo 25 Aprile ci mancherà quindi tante delle cose che eravamo abituati a fare: i pranzi, la festa a Serravalle insieme all’Anpi. 

Tutte cose che abbiamo dato per scontato per tanti anni e che invece la pandemia ci fa scoprire che non erano affatto scontate. Penso e spero e lo auguro a noi stessi e a tutta la nostra comunità che questa sia l’ultima volta che dobbiamo rinunciare a quelle occasioni e che il prossimo 25 aprile del prossimo anno, anche forse con un senso di liberazione da questo brutto momento, che assieme stiamo attraversando e che ha portato via tante vite anche alla nostra comunità, possa nuovamente essere un 25 aprile di festa di comunità. 

Come chi ha combattuto e chi ha perso la vita avrebbe voluto perché tra le cose più belle del dopo 25 aprile, ci sono tutte quelle immagini della guerra che si allontanano, delle nostre strade che si ripopolano, delle persone che tornano ad abbracciarsi e di chi aveva perso qualcuno ma in quel ritrovarsi assieme, in quel essere consapevoli che avevano fatto la storia del nostro paese, trovavano forse anche una parte di consolazione alle perdite che avevano avuto. 

A noi non è stato dato per fortuna il compito di combattere una guerra come quella ma c'è stato dato un compito comunque ugualmente gravoso e dobbiamo sentirlo come gravoso ed è quello di non dare per scontato che la libertà conquistata a caro prezzo, sia libertà per sempre e che la democrazia conquistata a caro prezzo, sia democrazia per sempre ed è un compito di ciascuno di noi come cittadini, conoscere i nostri diritti e i nostri doveri e fare in modo che la democrazia continui ad essere il luogo in cui ciascuno si possa riconoscere e ciascuno possa crescere. 

Io non riesco a non parlare oggi del fatto che poco distante dalle nostre bellissime coste, muoiono persone innocenti. Non riesco a non farlo perché penso che ogni volta che facciamo finta che quelle persone non stiano cercando una liberazione, neghiamo la storia del nostro paese, neghiamo il motivo per cui chi è partito volontario da Piazza del Popolo, lo faceva non perché aveva bisogno di qualcosa per se stesso, ce l'aveva già la libertà, ma perché la poteva regalare anche qualcun altro. 

Allora vedete che basta poco per accorgersi che anche nella nostra quotidianità del nostro vivere presente e contemporaneo, ci sono ancora tanti motivi per scegliere da che parte stare e per scegliere di difendere i diritti e la libertà delle persone. Buon 25 Aprile. Viva la Resistenza. Viva la Repubblica Italiana».