Alessio Mantellassi: «Siamo seduti e non in ‘piedi’ ma siamo qui, insieme, in questa piazza»

Una serata dedicata alla memoria partecipata tra letture, musica, storia ed emozioni per mai dimenticare cosa accadde

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EMPOLI - Una serata dedicata alla memoria partecipata, un viaggio sotto un cielo stellato tra letture, musica, storia passata ed emozioni per mai dimenticare cosa accadde.
“Tutti in piedi” ha dispensato tragici ricordi e inni alla vita e alla pace nella sua piazza naturale, Piazza XXIV Luglio, dopo un anno di ‘trasferta’ obbligata a causa della pandemia, svolgendosi nel giardino del Torrione.
Un pubblico attento di tutte le età, soprattutto bambine e bambini che hanno cantato con i propri genitori, nonne, nonni ma anche con le amiche e amichetti di scuola, le canzoni partigiane come ‘Fischia il vento’, ‘Bella Ciao’, canto simbolo della Resistenza, E io ero Sandokan, per chiudere la bella serata con l’Inno nazionale.

L’iniziativa è stata aperta dalle parole del presidente del Consiglio Comunale di Empoli, Alessio Mantellassi: «Finalmente siamo tornati proprio qui ed è giusto esserci e abbiamo voluto quest’anno studiare tutte le possibilità per essere in presenza, perché è giusto non perdere la nostra quotidianità, alcune belle abitudini come questa e non far passare un altro anno. Anzi organizzarsi in modo tale che diventi una tradizione consolidata che non si disperda il suo senso e per farlo c’è stato un grandissimo lavoro con tutti soggetti coinvolti, da Giallo Mare, al Centro Busoni, il Cam. Letture e musica e poi il contributo di Paolo Santini che ci regalerà una cornice storica perché si capisca come mai siamo qui in questa piazza. Per fare una memoria che abbia un senso, serve l’attività quotidiana, serve la capacità di vivere quel luogo tutti i giorni e quando si passa in questo luogo sapere come mai quelle persone furono trucidate qui. Averne consapevolezza e gustarne della loro storia e del loro valore. Unire l’arte tutta ha un obiettivo civile fondamentale: mettere insieme tutte le armi buone, pacifiche, belle, creative per far onorare la nostra città e far conoscere la storia della nostra città».

È seguito l’intervento di Eleonora Caponi, presidente del Centro studi musicali Ferruccio Busoni, che ha raccontato la tragedia di Parigi del 2017, l’attentato alla discoteca Bataclan, dove morirono oltre 90 ragazzi tra cui Valeria Solesin, la giovane di Venezia, e quel pianoforte che portato fuori dalla discoteca e messo in piazza, suonò le note di ‘Bella ciao’ grazie ad un ragazzo italiano che si fermò e cominciò. Si formò una folla all’improvviso e tutti cantarono quella canzone anche non conoscendo le parole. «Da quel concerto tutti in piedi nacque la nostra idea di replicare questa esperienza parigina per ricordare i nostri morti ammazzati per mani violente. Non dobbiamo abituarci agli orrori, non dobbiamo dimenticare. Non ci si deve abituare all’odio e abituarsi a questo tipo di dimenticanza. La nostra città è fondata sui valori dell’antifascismo come tutti coloro che sono qui stasera. Questo è il nostro solco da cui partiamo ogni volta che facciamo qualcosa».

Vania Pucci, presidente della compagnia Giallo mare Minimal Teatro, dal suo leggio ha raccontato la storia umana dell’unico superstite alla strage, Arturo Passerotti. Poi, ha preso una valigia e ha cominciato a girare tra le persone, regalando ‘strisce’ di carta con su scritte frasi, ricordi di quella storia che mai più deve accadere ma che deve accompagnare.
«La storia siamo noi, si potrebbe dire parafrasando una canzone e un programma TV – ha detto vania Pucci - ma è meglio dire che la storia racconta di noi e noi possiamo farla la storia. Capire cosa c'è dietro il nome di una strada o di una piazza, conoscere i fatti che son successi prima di noi vuol dire conoscere noi e il nostro mondo. Possiamo farlo con gioia, con la musica con le canzoni con i racconti».

Paolo Santini, storico conoscitore, ha parlato di quei fatti brutali mai resi alla giustizia di nessuno-. Trenta persone ammazzate per mera rappresaglia nazista senza trovare mai i colpevoli.