Andrea Sequi va in pensione. Una vita a metà tra passione per la musica e i progetti per Empoli

La storia del geometra-musicista, ‘autore’ di piazze e strade, che ha scelto di anticipare il congedo dopo l’esperienza non indolore del Covid

.

EMPOLI – Il sogno era diventare un musicista, un cantante. L’ispirazione erano i Genesis. La creatività e l’estro, poi, hanno rimescolato le carte e dagli studi in architettura, dopo l’apertura di uno studio privato, la chitarra è rimasta appesa alla parete di casa e lui è divenuto una colonna portante dell’ufficio tecnico del Comune di Empoli.

Andrea Sequi è andato ufficialmente in pensione dopo quasi 40 anni.
Partecipò al concorso pubblico in Comune, per l’allora ‘settore strade’, ai primi anni ’80. Entrò a farne parte nel 1981.

«Frequentavo la facoltà di architettura, ed avevo anche un mio studio privato, ma come potevo non partecipare al concorso per istruttore tecnico al Comune di Empoli? Questo mia madre non me lo avrebbe mai perdonato. Povera mamma, mi diceva “nini, è meglio se trovi un lavoro fisso, lascia stare la chitarra, tagliati i capelli…”. Le avevo sempre promesso che se ci fosse stato un concorso per tecnico ad Empoli sarebbe stato l’unico che avrei mai provato a fare. Cinque posti, cinque profili tecnici disponibili, il quinto è stato il mio. Quanto erano felici mia madre e mio padre» - racconta Sequi. 

Da lì una bella carriera tutta empolese e dedicata ad Empoli – ne parleremo dopo l’epilogo della sua esperienza in Comune. 

«Giuro che qualche tempo fa non avrei mai pensato di andarmene in pensione prima del tempo, amo infinitamente il lavoro che svolgevo e non posso far altro che essere grato all’amministrazione attuale, a quelle passate ed a tutti i dirigenti con cui ho collaborato, per avermi dato la possibilità, la fiducia e l’onore di occuparmi di temi che mi hanno sempre fatto sentire vivo. Mi hanno permesso di mettere in luce la mia creatività, mi hanno fatto sentire importante, mi hanno dato l’opportunità di progettare e seguire la realizzazione di opere che fanno e faranno parte della Città di Empoli – spiega Andrea Sequi –. Purtroppo il Covid mi ha colpito duramente qualche mese fa. E alla fine è stato determinante in questa mia improvvisa scelta. I giorni trascorsi in terapia intensiva al ‘San Giuseppe’, la grande sofferenza, l’assoluto isolamento, il rischio tangibile della morte hanno cambiato completamente il mio modo di pensare. Durante la mia seconda parte trascorsa nel reparto di terapia intensiva, con il corpo ricoperto di tubi, aghi ed elettrodi, sono riuscito ad inoltrare la lettera con la richiesta di messa a riposo anticipata».

«È stata forse una scelta istintiva, forse avventata. Ma che in quel momento, vivendo quella situazione per me era la cosa giusta da fare. “Non so se uscirò vivo da qui, ma se ce la farò voglio andare in pensione”. Questi erano i miei pensieri durante quelle giornate buie». E così è stato.

Il sindaco Brenda Barnini, nei giorni scorsi, a nome di tutta la giunta e di tutta l’amministrazione comunale ha salutato Andrea Sequi ringraziandolo per tutto quello che è stato e ha fatto nel palazzo di Via del Papa, comprendendo la scelta che portato avanti in questi mesi.

«Tanti anni di lavoro svolto con grande passione, attaccamento, creatività, fiducia. Ho avuto l’opportunità di esprimermi – evidenzia –. Ho lavorato progettando la mia città, Empoli, in questi anni ho seguito tutti i lavori personalmente e non perché non mi fidassi delle ditte esecutrici ma perché credo nella collaborazione tra le parti per arrivare ad un risultato migliore. Ho avuto rapporti con imprese del nord e del sud, e con tutte mi sono sempre trovato bene. Il mio mentore, il maestro assoluto è stato Luciano Argento e la sua visione. Mi ha insegnato tutto. Carla Santoni, invece, in me catturò il saper progettare, avevo quella cosa lì e da quel giorno non mi sono mai più fermato».

La lista dei lavori eseguiti da Andrea Sequi è davvero lunga, fra questi per esempio, i più recenti sono Via Masini, Piazza del Popolo e Piazza XXIV Luglio.

Tanti progetti per tante opere in una città che sente un po’ ‘sua’. Grandi soddisfazioni, tanta fatica, tante ore senza pensare al ‘cartellino’, notti in bianco, riconoscimenti, ringraziamenti dalle varie amministrazioni comunali.

E adesso, ancora tanta musica? «Forse. Quello che so è che mi sento che ho ancora molto da dare. Cercherò di rimanere creativo ed è molto probabile che cominci a studiare pianoforte».