‘Giorno del Ricordo’, si parlerà di quel ‘confine difficile’ per commemorare le vittime delle foibe

Martedì 12 febbraio alle 18, al Museo del Vetro. Interviene Matteo Mazzoni, direttore Istituto Storico della Resistenza Toscano

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EMPOLI – Domenica 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo dedicato alle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.

La solennità è stata istituita nel 2004 per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati nel Secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Anche il Comune di Empoli vuole ricordare quelle vittime. 

Per questo ha organizzato un incontro di approfondimento, a scopo divulgativo, rivolto a tutta la cittadinanza, in programma martedì 12 febbraio, alle 18, al Museo del Vetro.

Interverrà Matteo Mazzoni, direttore Istituto Storico della Resistenza Toscano, con un contributo dal titolo ‘Un confine difficile: nazionalismi, guerre, foibe, esodo’. 

L’INTERVENTO - L'alto adriatico rappresenta un caleidoscopio di peculiare interesse per analizzare le drammatiche vicende che segnano l'Italia e l'Europa nella prima metà del secolo Ventesimo. La conferenza di Mazzoni intende illustrare i complessi processi politici che segnano l'alto adriatico in quei decenni, cercando di mettere in luce, in particolare, le dolorose conseguenze sul vissuto degli uomini e delle donne. Il territorio, caratterizzato da una presenza intrecciata di molteplici gruppi linguistici e culturali è segnato da fine Ottocento dall'emergere di crescenti nazionalismi. Il primo conflitto mondiale, che insiste pesantemente su questa area, accentua tensioni e rancori. Crollato l'impero asburgico, l'annessione all'Italia comporta l'affermazione di una ferra politica di italianizzazione portata a compimento dal Regime fascista. Ostilità fra italiani e "slavi" si acuiscono negli anni del secondo conflitto mondiale e tanto più nel periodo dell'occupazione nazista in una spirale sempre più complessa e drammatica. Su queste dinamiche si insinua e afferma con ferocia la politica annessionista del movimento di liberazione titino, animando i passaggi terribili noti come foibe nel settembre del 1943 e nella primavera del 1945. Alla conquista jugoslava e all'imposizione di una dura politica di slavizzazione segue l'esodo della stragrande maggioranza della comunità italiana che cerca rifugio nella penisola.

Nuovi confini dividono uomini e donne dalle proprie terre d'origine, ultimo frutto avvelenato dell'Europa delle nazionali e delle ideologie totalitarie che devastano il continente nel periodo interbellico.