«La partenza dei Volontari per la guerra di Liberazione sia un messaggio di forza e speranza per tutti»

Il presidente del Consiglio Comunale Alessio Mantellassi insieme ad Anpi in memoria dei 530 che partirono da Empoli per liberare il Paese dai fascisti e nazisti

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EMPOLI –  13 febbraio 1945, 13 febbraio 2021. Settantasei anni fa  da piazza del Popolo partirono 530 giovani del Corpo volontari per la Libertà. Andavano ad unirsi alle formazioni alleate impegnate sul fronte, sull’Appennino fra Emilia Romagna e Toscana.
La linea dell’Arno era stata superata dagli alleati nei primi giorni di settembre del 1944, i fatidici giorni della Liberazione di una città ormai allo stremo, e la guerra per gli empolesi, nel febbraio successivo, sembrava già lontana. 
Tuttavia molti non avevano dimenticato né i terribili bombardamenti degli americani né la ferocia dell’invasore nazista.
Si provava a pensare alla ricostruzione, dopo aver pianto i tanti morti. 
Ma a nord, sulla Linea Gotica, sopra Prato e Firenze, si stavano svolgendo combattimenti fra i più aspri e sanguinosi di tutta la seconda guerra mondiale in Italia.
Oggi si è ricordata quella partenza. Un momento di ricordo organizzato dal Comune di Empoli, in collaborazione con ANPI sezione di Empoli,  a cui erano presenti anche Aned e tutte le forze dell’ordine cittadine. 

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Un momento di riflessione che si è svolto sotto la targa che ricorda quegli oltre 500 volontari, proprio nel luogo dove si ‘arruolarono’.
La commemorazione è stata anche trasmessa in diretta sul profilo facebook del Comune di Empoli.

Gloria Noto, dopo gli interventi di Alessio Mantellassi, presidente del Consiglio Comunale di Empoli con delega alla Cultura della Memoria, e del presidente ANPI Empoli Roberto Franchini, ha letto alcuni testi che ricordano i momenti della partenza, tratti dai libri di memorie di due partigiani empolesi, che per tutta la vita si sono impegnati nel portare avanti i valori dell'antifascismo:  Abdon Mori "La mia vita da militante" e Rolando Fontanelli "Storia di un partigiano". I testi sono stati selezionati dai volontari delle sezione Anpi di Empoli.

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ALESSIO MANTELLASSI
presidente del Consiglio Comunale di Empoli con delega alla Cultura della Memoria

«Questa commemorazione casca in un anno particolarmente complesso così come lo è stato quello che abbiamo alle spalle e quindi in un momento in cui non possiamo creare  assembramenti e grandi iniziative. Non potevamo però non consentire un momento di ricordo in memoria di coloro che partirono da questa piazza. Perché questo è anche il primo anno in cui siamo senza figure importanti che a questi momenti non erano mai mancate. Penso alla figura di Rolando Fontanelli, che un anno fa quando abbiamo fatto la grande commemorazione al Palazzo delle Esposizioni, in occasione del 75esimo anniversario era con noi, ma penso a poco tempo prima a Dario Del Sordo così come tanti altri che negli anni ci hanno lasciato. Sono tanti che in questi ultimi due anni ci hanno consegnato la responsabilità di continuare ad essere presenti con il loro ricordo anche senza la loro presenza ed è per questo che nonostante le difficoltà, aldilà del freddo, era necessario essere qui stamani perché è anche un messaggio, un segnale nei confronti di coloro che ci hanno sempre accompagnato in questi momenti, in questi anni, e che da quest'anno non ci sono più. A loro diciamo continuiamo ad essere presenti e non ci siamo dimenticati del vostro insegnamento. La storia dei 530 volontari è un grande messaggio di speranza che racconta la forza, l'energia e la generosità della nostra città. In quei giorni, il 13 febbraio, Empoli era già stata liberata, ma aveva subito la morte dei suoi concittadini qui vicino, uccisi nella piazza cosi detta XXIV Luglio allora piazza Ferrucci, c'erano le macerie ancora da rimuovere in quell'inizio del 1945.
Abbiamo davanti a noi alcune immagini epocali, l'immagine della Collegiata di Sant'Andrea sfondata dalle cui macerie emerge il crocifisso; l'immagine della nostra stazione completamente distrutta; qui vicino dove adesso c'è il cinema la Perla, il teatro Tommaso Salvini completamente distrutto sul quale era caduto il campanile della chiesa di Santo Stefano nel luglio del '44.
Quindi una città completamente provata dal passaggio della guerra, liberata nel settembre del 1944. Quei pochi decisero di riunirsi in questa piazza e di tornare a dare ancora il sostegno a chi ancora al nord non ce l'aveva fatta a liberarsi. È un grande messaggio di speranza e di generosità in una piazza che poi cambiò definitivamente il nome: è divenuta Piazza del Popolo da quella che era stata Piazza del Littorio. Una Empoli che, anche nei luoghi, si innova e si proietta verso la fase nuova della nascita della democrazia.
Credo che sia importante essere qui questa mattina, in un anno che si preannuncerà essere complicato con alle spalle un anno di rinunce e di sacrifici penso che che ricordare quel momento in cui Empoli, dopo forse il periodo davvero più duro, anche più duro di questo nella sua storia, quello della seconda guerra mondiale, il più duro in assoluto, riuscì a rialzare la testa, a ricostruirsi e ad andare a dare una mano a coloro che stavano ancora lottando con la libertà e a cui questa città ha voluto dargli il suo forte contributo. E' un grande messaggio di speranza che dobbiamo tenere dentro di noi perché ci aiuterà ad affrontare anche il 2021».
 

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ROBERTO FRANCHINI
Presidente Anpi Empoli

«Amici dell'Anpi, dell'associazioni, per noi è la giornata dei partigiani. 530 ragazzi sono partiti da questa piazza più di settanta anni fa. Immaginatevi questa piazza  piena di persone, familiari, amici, mogli, ragazzi mentre Empoli era libera e poteva pensare a ricostruire, loro hanno invece deciso di portare la libertà anche dove non c'era, sui fronti più caldi della battaglia di liberazione. Per questo anche quest'anno, di solito facciamo iniziative, ci teniamo a ricordare. Di solito organizziamo una festa riconosciuta in tutta la Toscana, perché Empoli in quel giorno ha segnato un pezzo di storia, un pezzettino di quella Medaglia d'Oro. Non c'è altro modo che rendere grazie a quei ragazzi che sono partiti per andare a liberare altri posti dove la guerra era feroce».

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