La sindaca Barnini: «Libertà, democrazia, tolleranza, uguaglianza, solidarietà sono valori conquistati a carissimo prezzo»

Questa mattina, mercoledì 8 marzo 2023, sono stati resi tutti gli onori agli operai che settantanove anni fa furono deportati

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EMPOLI – «Non vogliamo che la storia si ripeta e per questo ogni anno siamo qui a ricordare i nostri concittadini che furono deportati nei campi di sterminio e da cui solo in pochi riuscirono a tornare».
Con queste parole, don Guido Engels ha officiato la santa messa in memoria dei caduti nella chiesa della Madonna del Pozzo, in piazza della Vittoria, aprendo la commemorazione del settantanovesimo anniversario della deportazione dei 55 cittadini e lavoratori empolesi nel 1944, che si è tenuta questa mattina, mercoledì 8 marzo 2023.
La cerimonia è seguita in corteo fino al monumento della ex vetreria Taddei, dove è stata deposta una corona d'alloro e dove sono stati resi tutti gli onori ai caduti.

Presenti tutte le autorità civili e militari, a partire dalla sindaca di Empoli Brenda Barnini, al Comune di San Miniato con il sindaco, Simone Giglioli, e ancora il presidente del Consiglio comunale, Alessio Mantellassi, consigliere e consiglieri del Comune di Empoli, le associazioni di volontariato, l’Aned, l’Anpi, l’Arci, le Pubbliche Assistenze Riunite di Empoli, la Lega Spi CGIL Empolese Bruno Trentin,
alcune classi delle scuole secondarie di primo grado ‘Busoni’ e Vanghetti’, il Consiglio comunale dei ragazzi di Castelfiorentino con la giovane sindaca Giorgia e gli amici austriaci gemellati della cittadina Sankt Georgen an der Gusen.

«Ci troviamo di nuovo qui in questo luogo estremamente importante per la memoria della nostra città e del nostro territorio – ha affermato la sindaca Brenda Barnini -.  Un benvenuto di cuore e caloroso a tutti i ragazzi delle nostre scuole presenti, al Consiglio dei ragazzi di Castelfiorentino e a tutti i presenti. Ogni anno diventa più impegnativo portare il peso della testimonianza della memoria, è impegnativo per i familiari delle vittime, le associazioni a cominciare dall’Aned, è impegnativo per le Istituzioni perché sono passati tanti anni e diventa sempre più difficile ricostruire un filo che non si spezzi e che possa arrivare alle nuove generazioni, sia come testimonianza di ciò che è stato, sia come insegnamento che ciò che è stato non avvenga mai più. La lapide che è stata messa vicino a questa ciminiera testimonia quanto questo luogo sia stato un luogo di lavoro e di produzione di una vetreria. Le vetrerie sono state quasi un secolo il simbolo del lavoro della produzione ma più in generale del nostro modo di essere comunità. Il fatto che alle vetrerie sia collegata una delle tragedie più grandi che hanno colpito la nostra comunità non è una circostanza e neppure un caso. I deportati i cui nomi sono scolpiti su quella lapide erano lavoratori ed erano di questa vetreria e furono deportati perché qualche giorno prima avevano aderito ad uno sciopero. Avevano manifestato le proprie idee contrarie a quel regime fascista che governava il nostro paese da qualche anno, che ci aveva portato in guerra, che aveva fatto conoscere tanta sofferenza alla nostra popolazione. Quei ragazzi – ha continuato la sindaca - perché questo erano, avevano pochissimi strumenti per opporsi a quel regime, oggi ne abbiamo tanti di strumenti per parlarci. Lo sciopero, l’adesione ad una iniziativa collettiva era lo strumento più forte perché metteva agli occhi di tutti un’azione che manifestata la non completa sottomissione delle menti e metteva fortemente in crisi il regime. Per questo la reazione fu così violenta e quelle persone furono deportate perché a nessun altro venisse in mente di manifestare le proprie idee. Siamo qui non solo a celebrare ma a esprimere un pensiero forte di vita. Quei pochissimi che sopravvissero si sono fatti testimoni di violenze che nessuno vorrebbe raccontare e invece lo hanno fatto per regalarci la consapevolezza che libertà, democrazia, tolleranza, uguaglianza, solidarietà sono quei valori che abbiamo messo alla base della nostra Repubblica su cui è stata ricostruita l’Italia. Un patrimonio che è stato conquistato a carissimo prezzo. Siamo qui oggi con i nostri amici gemellati e pochi giorni fa abbiamo conosciuto il nuovo sindaco e siamo contenti che Eric e Andrea Walh porteranno avanti la nostra relazione. Un gemellaggio rinforzato con passione e molto presto andremo in Viaggio della Memoria, e lo farò da sindaca, un viaggio che mi cambiò da studente e che servirà alla memoria che ha bisogno di luoghi, di essere attraversata, ascoltata perché non abbiamo più i nostri testimoni che ci hanno lasciato».

Tra gli intervenuti anche Roberto Bagnoli, presidente Aned Empolese Valdelsa che ha ricordato quanto ricordare e non disperdere questa grande Memoria sia davvero importante partendo proprio dai giovani; Andrea Wahl, a nome della delegazione austriaca incaricata dal sindaco, ha parlato ai partecipanti di amicizia, pace, libertà e diritti umani. «L’amicizia collega le persone, l’amicizia contribuisce alla pace e l’amicizia contribuisce a fare una vita dignitosa – ha spiegato Andrea Wahl -. Il gemellaggio tra Empoli e Sankt Georgen an der Gusen vive sia la pace che l’amicizia. Vogliamo insieme affrontare la nostra storia comune. Non vogliamo dimenticare gli orrori del nazismo ma pensare alle persone che volevano combattere per una vita migliore che hanno invece dovuto lasciare. Chiediamo pace per tutto il mondo. Attraverso scambi scolastici e progetti comuni vogliamo camminare lungo la via dei diritti umani».