Il pasto in bianco

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La mensa scolastica ha come scopo principale quello di educare i bambini ad una corretta alimentazione, proponendo una vasta varietà di cibi nel rispetto della nostra tradizione, e facendo assaggiare e scoprire anche nuovi sapori che potrebbero non essere presenti a casa. I pasti proposti nel menù scolastico devono essere completi e bilanciati dal punto nutrizionale.

Per questo motivo, un menù in bianco deve essere dato solo quando vi è necessità, generalmente in caso di disturbi gastro-intestinali, superati i 3 giorni sotto prescrizione del medico curante e possibilmente in un tempo limitato, in quanto legato ad uno stato di malessere del bambino.

Altri motivi per cui è possibile dare il pasto in bianco sono motivi religiosi o etici.

Per pasto in bianco si intende un primo piatto di pasta o riso condito con olio extravergine d’oliva, una porzione di secondo piatto come una fettina di carne (pollo, tacchino o bovino), oppure filetto di pesce condito con olio e limone o una porzione di prosciutto crudo, pane, una porzione di verdura lessa, frutta e acqua.

Quando il menù scolastico prevede un pasto definito piatto unico, ovvero il pasto nutrizionalmente completo con un’unica pietanza, onde evitare differenze di portata tra i bambini, anche il pasto in bianco può essere composto da una sola portata:

es: fonte di carboidrati come pasta, patate, riso con olio + carote o verdure lesse semplici + carne o pesce senza sughi. 

Un menù in bianco, anche se dal punto di vista nutrizionale può comprendere quasi tutti i nutrienti se ripetuto più volte a lungo termine oltre ad essere diseducativo, può portare a carenze nutrizionali.

Il pasto in bianco, di conseguenza, non può essere una valida alternativa per i bambini a cui non piacciono alcuni pasti proposti; la ripetizione di sapori ripetuta nel tempo può dare stimoli sensoriali diversi e con la stessa crescita i sapori ed i gusti possono cambiare.

Facciamo un esempio: se un bimbo a scuola non mangia una pietanza e quel giorno il genitore per il timore che non mangi gli asseconda il pasto in bianco, sarà un precedente su cui con difficoltà si potrà tornare indietro. inoltre all’interno della classe porterà a disuguaglianze per quei bambini che si sforzano o provano ad assaggiare la stessa pietanza.

Non riproponendo il piatto oggetto di rifiuto sarà anche difficile riassaporarlo e stimolare di nuovo le papille gustative ed il centro dell’ipotalamo, che, le volte successive, potranno dare una risposta diversa magari anche positiva…E ricordate che i gusti cambiano con la crescita ma solo se continuamente stimolati! E non è che, eliminandoli del tutto, ci possiamo aspettare che, solo per il fatto di avere anni in più, nostro figlio, ad un certo punto, come per miracolo, inizi a mangiare cose che prima non mangiava.